NIPPO-Vini Fantini-Faizanè, Francesco Pelosi abbassa la saracinesca ma “si tratta solo di un ‘arrivederci’ in attesa di condizioni e regolamenti migliori”
La NIPPO – Vini Fantini – Faizanè dice oggi ufficialmente addio dopo cinque anni nel ciclismo professionistico dopo essere apparsa per l’ultima volta alla Japan Cup 2019. La formazione Professional italo-giapponese, nata nel 2015 come evoluzione della Vini Fantini – NIPPO, che militava nella categoria Continental con licenza giapponese dal 2010 (ad eccezione della parentesi del 2011 come D’Angelo & Antenucci-Nippo), si congeda ripercorrendo 1825 giorni di esistenza, 835 giornate di gara e 47 successi, rivendicando anche la totale assenza di casi di doping. La squadra aveva annunciato la chiusura già a luglio, chiudendo alla possibilità di una fusione con la Bardiani-CSF, evidenziando l’impossibilità di proseguire dopo la Riforma 2020 dell’UCI con il budget attuale, vedendo quindi il proprio sponsor principale, NIPPO, affiancarsi alla francese Delko Marseille Provence.
Tramite un comunicato, la squadra ha voluto oggi congedarsi dai propri tifosi affermando che “il team NIPPO Vini Fantini Faizanè ha voluto lanciare in questi 5 anni è che lo sport è molto più di una competizione. Lo sport (e gli sportivi) che gli #OrangeBlue hanno cercato di rappresentare in questi anni è quello fondato sulla Carta Etica tutt’ora on-line sul sito del team, sottoscritta da atleti, staff e sponsor”. L’impronta etica della squadra ha portato alla conquista del premio Fair Play alla prima partecipazione al Giro d’Italia, nonché alla pubblicazione online del passaporto biologico di tutti i 41 atleti tesserati “primo e unico team al mondo a farlo”.
Francesco Pelosi, proprietario e Team Manager del team insieme a Nicholas Figoli: “La nostra squadra è sempre stata a suo modo unica, capace di avvicinare due culture lontane geograficamente come quella italiana e giapponese grazie al ponte culturale e commerciale che abbiamo creato tra i due paesi – spiega – Abbiamo tesserato 41 corridori, il 40% dei quali giovani neo-professionisti affiancati da corridori d’esperienza e classe, raccolto l’entusiasmo di migliaia di tifosi dall’Asia all’Europa, cercando di avvicinare tanti nuovi imprenditori a questo sport magnifico con un approccio manageriale più moderno e strutturato basato sul format delle startup innovative. Anche per questo siamo stati ‘unici’. Voglio dunque ringraziare ogni sponsor, partner e persona che in questi anni ha reso possibile la realizzazione di questo incredibile progetto. A livello personale, dopo aver fatto tutte le trafile giovanili come ciclista fino agli under 23 e lavorato nell’ambito della comunicazione del ciclismo per 9 anni con la mia agenzia Sun-TIMES, ho coronato il percorso tecnico manageriale con la creazione di uno degli unici 4 team Professional italiani attivi in questi anni”.
Questa esperienza, lo ha portato ad alcune conclusioni: “Il ciclismo a mio parere ha un mare magnum di problemi, a partire dal modello di business, obsoleto e destrutturato. I team vivono di sole sponsorizzazioni senza avere % sui diritti TV (il solo Tour de France incassa 90 mln/anno) o plusvalenze sugli atleti (nessun premio di valorizzazione/mercato dei tesserini), con l’UCI proiettata alla creazione di una elite di squadre alto spendenti in un circuito chiuso, dove non c’è più spazio per progetti come il nostro. Peccato che il nostro sport viva ancora oggi grazie ad un funnel di base molto grande in cui i team-vivaio, come la NIPPO Vini Fantini Faizané, hanno un ruolo fondamentale nella crescita di giovani talenti ancora inespressi”-
La nuova riforma renderà “ancora più onerosa la costruzione dei team che, dall’altro lato, non hanno alcuna consistenza sui propri diritti e sul calendario di corse a cui potranno partecipare: per questo abbiamo deciso di concludere la nostra avventura“. Pelosi è ovviamente dispiaciuto, ma contento di avere preso questa decisione per tempo “per aiutare sponsor, atleti e staff a ricollocarsi e oggi tutti i nostri main sponsor, che insieme non avevano la massa critica per creare un team, sono ricollocati all’interno di altri progetti continuando a dar manforte all’ambiente. Anche tutti gli atleti e il personale “hanno trovato collocazione in altre squadre”, ma per il Team Manager “si tratta solo di un ‘arrivederci’, in attesa di condizioni e regolamenti migliori. Perché il mio amore per questo sport resterà sempre e continuerò a coltivarlo, giorno dopo giorno”.
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